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1922_04_12 La legge del movimento


Ани

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7. La Legge del movimento

 

 

Preghiera segreta

Ogni allievo ha letto la parola che doveva scrivere a casa. Le parole sono le seguenti: vai, armonia, assoluto, natura, spero, sinfonia, costanza, inizio, allievo, pace, vetta, cristallo, edifichiamo, l'eroe, impegno, posso, bello, stella, luce, bambino, silenzio, mi sacrifico, aspirazione, magnifico, Signore, arriva, aiuto reciproco, loto, l'amore, umile saggezza, calore, perfezione, sorgente, purezza, pane, serenità, albore,[1] amo, illuminazione.

La prima parola di quelle lette è la forma imperativa del verbo andare: vai! Questo verbo è connesso al movimento, quindi dovete studiare la legge del movimento. Quello di andare è il primo desiderio, quello che mette in moto tutte le altre aspirazioni e tutti gli altri desideri. Siete in grado di ricordarvi il primo pensiero, il primo desiderio della vostra infanzia? Il primo impulso di un neonato è quello di respirare. Fin dalla nascita il bambino inizia a respirare, perché la legge del movimento è una legge del mondo astrale. Fin dal primo respiro il bambino inizia a piangere. Questo dimostra che egli entra nel mondo fisico, che non è particolarmente armonico. Il bambino piange, ma anche le persone adulte piangono, perché vivono in un ambiente disarmonico. Noi, invece, ci soffermeremo sulla vita consapevole che si manifesta ora. Per poter comprendere questa vita l'uomo deve venire sulla terra. Dunque, ogni anima esce da Dio con lo scopo di imparare la vita, di conoscere se stessa. Questo è il primo impulso, il primo movimento della coscienza. Conoscere se stessi significa conoscere il Divino; conoscere il Divino significa entrare nell'Illimitato, ma all'interno di ciò che è limitato, nei confini di ciò che è limitato. Questa non è altro che un'autodefinizione. Ogni limite crea le forme, e ogni forma comprende in sé una direzione del movimento o una via evolutiva attraverso la quale l'ego, l'io, o l'anima umana deve passare per potersi perfezionare.

E così, l'anima umana scende sulla terra per diventare forte. Nelle lingue slave le parole forte e debole iniziano con la stessa lettera. La parola slab (debole) significa “legge dei cambiamenti”, mentre la parola sìlen (forte) significa “legge delle grandezze costanti”, cioè, delle grandezze che non cambiano. In altre parole: la forza sottintende espansione e la debolezza riduzione.

Chiedo: dal vostro punto di vista, cosa pensate della vostra venuta sulla terra? Perché siete venuti sulla terra? Voi darete diverse risposte. Direte: «Siamo venuti sulla terra per diventare forti», «Per poterci salvare», «Per conoscere Dio» e così via. Conoscerete Dio quando diventerete forti, non solo esteriormente, ma anche interiormente. Se un bambino non ha la forza di abbracciare sua madre e di ricevere il latte da lei, potrà conoscerla? No, non può conoscerla. Dunque, in ogni pensiero, in ogni sentimento e in ogni movimento, per quanto piccoli possano essere, si nascondono sempre forze inesauribili che in futuro si svilupperanno. Secondo la legge dei contrasti, la debolezza implica la forza. Per “uomo debole” noi intendiamo colui che ha conosciuto le dimensioni più piccole, le manifestazioni più piccole della vita. Ad esempio, il bambino piccolo è consapevole fin dalla nascita della sua debolezza, ma in questa debolezza si nasconde la sua forza.

Ora, io porto la vostra attenzione su questa legge perché dal punto di vista morale le persone si sentono deboli e dicono: «Noi siamo deboli, abbiamo dei difetti, siamo limitati, non possiamo avanzare sulla via spirituale». Questo dimostra che, da un punto di vista spirituale, voi siete bambini piccoli a cui le madri fanno il bagnetto nella vasca, bambini che fanno spesso cose immorali. La madre deve prendersi cura di questo bambino per molti anni: deve lavarlo, nutrirlo, vestirlo, istruirlo finché, alla fine, esso crescеrà, diventerà un figlio grande o una figlia grande e comincerà a provvedere al proprio mantenimento. Il pulcino piccolo, invece, due o tre giorni dopo essere uscito dal guscio dell'uovo è già in grado di provvedere da solo al proprio sostentamento. Questo non dimostra ancora che l'uomo sia più debole del pulcino, ma che la materia dа cui egli è avvolto è più densa di quella del pulcino, e di conseguenza non può superare da solo le limitazioni in cui la materia lo ha posto.

Еcco perché dovete tenere a mente il pensiero che, qualsiasi difficoltà abbiate, sarete in grado di superarla. La scienza occulta dà due spiegazioni sul perché l'uomo non sia in grado di affrontare le difficoltà e pensa di essere debole: quando sono scesi nella materia densa, alcuni uomini hanno dimenticato di essere usciti dall'Illimitato e non sanno di avere in sé forze che devono sviluppare. Altri, invece, sono usciti da ciò che è limitato, sono arrivati a illudersi di poter fare tutto, di essere onnipotenti, e di conseguenza sono caduti e hanno perso anche ciò che avevano. Oggi sia gli uni che gli altri si credono deboli, impotenti, incapaci di affrontare le condizioni della vita, e di conseguenza si abbattono. Ora, per potervi liberare dalle illusioni della mente, dal pensiero che sapete tutto, chiedetevi cosa succede oggi sul sole e rispondetevi. Poi fatevi ancora altre domande: cosa succede sulla luna? Cosa succede nell'intero universo? Cosa rappresenta l'uomo? Se qualcuno pensa di essere una divinità deve essere in grado di rispondere a queste domande. Il Divino sa tutto. Se non sapete rispondere a queste e a molte altre domande, saprete che, in quanto uomo, rappresentate una piccola parte della coscienza complessiva, della coscienza della Creazione.

Dico: ragionando in questo modo vi imbatterete nella questione riguardante lo sviluppo morale dell'uomo. Dal punto di vista occulto le forze morali dell'uomo dipendono dall'energia primordiale del suo organismo. Gli indù chiamano questa energia prana. Ecco perché dovete studiare la legge del prana. L'allievo forte commette sempre più errori di quello debole, ignorante. La forma degli uomini di oggi non è altro che “prana in movimento”. Quando il prana non è distribuito uniformemente nel corpo umano, nascono le malattie; quando il prana non è distribuito in modo uniforme nei sentimenti, nasce la scontentezza; quando il prana non è distribuito uniformemente nei pensieri nasce l'insensatezza.

Оra vi darò un esercizio da fare tre volte al giorno: la mattina, a pranzo e la sera, prima di coricarvi.

Le braccia distese in avanti, in posizione orizzontale, con i palmi delle mani rivolti in basso, verso terra. I due pollici e i due indici si toccano in modo da formare un bel triangolo. Quindi aprite lentamente le braccia lateralmente, tracciando un semicerchio. I palmi delle mani si rivolgono verso l'alto. Piegate lentamente le braccia all'altezza dei gomiti; le prime tre dita delle mani prendono la parte superiore dell'orecchio: il pollice sta davanti e le altre due dita dietro l'orecchio. Le tre dita si muovono lungo il margine dell'orecchio fino alla sua parte inferiore: durante questo movimento il pollice si muove lungo il bordo dell'orecchio, l'indice lungo la parte posteriore e il medio lungo la parte anteriore. Quindi le braccia ritornano in posizione distendendosi in avanti, orizzontalmente. Questo esercizio va fatto dieci volte di seguito, dopo di che si portano le braccia verso il basso, tenendo in entrambe le mani la punta del pollice unita alla punta dell'indice. Mentre tenete fra le dita la parte superiore dell'orecchio create dentro di voi una piccola spinta morale. Nell'uomo la parte inferiore dell'orecchio è in relazione con lo stomaco.

Dopo aver eseguito l'esercizio vedrete che risultato avrete. Farete l'esercizio senza filosofare, senza andare a cercare spiegazioni e, prendendo appunti, osserverete che risultati esso produrrà sui vostri pensieri, sentimenti e azioni. Ogni cosa, finché non viene sperimentata, non può portare alcun beneficio. Farete gli esercizi che vi do finché non otterrete qualche risultato. Dovete considerarli esercizi sacri e non dovete condividerli al di fuori della Scuola finché voi stessi non li avrete sperimentati e non avrete ottenuto qualche risultato. Quando dico di non parlare a nessuno di questi esercizi, non dovete cadere nella situazione di Adamo ed Eva, quella di “mangiare del frutto proibito” soltanto perché vi è stato vietato. Ora, quando farete l'esercizio osserverete queste regole: vi metterete seduti, rimarrete in totale tranquillità e terrete il petto in fuori. Per tutta la durata dell'esercizio la vostra mente deve restare concentrata e deve seguire il movimento di entrambe le braccia. Il senso dell'esercizio risiede proprio nel concentrare la mente seguendo il movimento delle braccia. Concentrarsi così è facile, poiché la mente passa dal mondo fisico al mondo astrale e non può andare oltre. Se la mente raggiungesse un mondo più astratto, non potrebbe resistere. Eseguendo questo esercizio, così come tutti gli altri, è bene che annotiate lo stato d'animo in cui vi trovate. Dunque, farete questo esercizio tre volte al giorno: la mattina – prima  o dopo la preghiera, quando siete meglio disposti – prima di pranzo e la sera prima di coricarvi. Eseguendo l'esercizio cercherete di non essere visti da nessuno. Se quelli che vivono in casa con voi vi chiedessero cosa state facendo, direte che vi state esercitando, ma se insistessero ancora perché glielo diciate, dovrete tacere. Se anche in questo caso continuassero a farvi domande, direte: «Ho letto in un libro che in alcuni casi rimanere in silenzio è la cosa più bella che l'uomo possa fare. Stando così le cose, in questo caso vorrei fare con voi la cosa più bella: vorrei tacere».

Gli esercizi che do in classe sono microscopici; non dovete aspettarvi da essi grandi risultati e poi restare delusi. Questi esercizi sono insignificanti come le prime linee con cui un pittore fa le sue bozze. Quando vuole disegnare un naso, prima egli traccia una linea verticale che allude a un naso, poi aggiunge le linee curve del naso e, infine, mette le ombre. In questo senso, l'esercizio che vi ho appena dato rappresenta una simile linea retta, che necessita dell'aggiunta di alcune linee curve, ombre e così via. Questo esercizio vi insegnerà a concentrarvi e a diventare obbedienti. A questo scopo dovete essere da un lato gioiosi, e dall'altro onesti e sinceri con voi stessi. Questi sono stati d'animo caratteristici del prana. Uno di questi stati d'animo riguarda il mondo mentale, l'altro il mondo fisico, mentre il movimento che passa nel mezzo, fra i primi due, è in relazione con il mondo del cuore, cioè il mondo astrale. Fate il vostro esercizio fin da stasera, prima di coricarvi. Mentre fate l'esercizio respirate profondamente per poter ricevere il prana che dona la vita. Ci sono varie forme di prana: quella fisica, quella del cuore e quella intellettuale o mentale. Senza prana non si potrebbe formare alcun pensiero; senza prana non si possono manifestare i sentimenti e, infine, senza prana la volontà non può agire.

E così, quando dico che il prana è all'origine della creazione e della manifestazione dei pensieri, dei sentimenti e delle azioni dell'uomo, ciò non significa che tutti gli uomini devono avere gli stessi pensieri e sentimenti. Ogni uomo, a seconda del suo livello di sviluppo, riceverà ciò di cui necessita ed esprimerà ciò che può. Ad esempio, quando poserete le vostre mani sulla parte inferiore delle orecchie, alcuni di voi avranno voglia di latte, altri vorranno mangiare del grano cotto, delle noci o qualcos'altro. Per la vostra mente passeranno le cose più disparate da mangiare. Dite: «Queste sono stupidaggini». Per noi le cose stupide sono solo quelle irrealizzabili; ad esempio, consideriamo una stupidaggine il desiderio che un uomo povero e ignorante ha di diventare un re. In futuro, dopo un lungo percorso di sviluppo, egli potrebbe diventare un re, ma oggi questo è impensabile. Ecco perché, se dite che una cosa è stupida, noi riteniamo che oggi essa sia irrealizzabile. A volte, invece, nell'immensità, questa cosa stupida potrebbe realizzarsi, potrebbe diventare possibile. Nella lingua bulgara, la lettera g, con la quale inizia la parola glupav, ha nella parte superiore una lineetta,[2] segno dell'infinito: .

Gli uomini di oggi hanno perso una gran parte del prana che avevano originariamente nel loro organismo, e di conseguenza in loro i movimenti sono deboli. Affinché gli uomini possano comprendersi, amarsi e studiare, le vibrazioni dei loro movimenti devono essere uguali, cioè affini. Le vibrazioni eterogenee dei movimenti degli uomini sono la causa del loro allontanarsi gli uni dagli altri e del fatto che non si comprendono. Per ora ciò che tutti voi avete in comune sono gli esercizi che vi vengono dati. Oggi si richiede a tutti di esercitarsi di più e di filosofare di meno. In seguito arriverete a un'altra situazione: filosoferete di più e farete meno esercizi.

Quando avete letto le parole che avete scritto come compito a casa, abbiamo notato che la prima metà delle parole era più armonica della seconda. Questo è dovuto ad una delle caratteristiche distintive dei bulgari: il bulgaro inizia bene, arriva fino a un certo punto, dove si presentano delle difficoltà, e poi finisce male. La disarmonia nella seconda metà delle parole dimostra che la conoscenza non è ancora diventata oggetto della vostra mente. Voi studiate giusto il necessario per poter dire che sapete qualcosa. Dunque, nella vostra mente c'è ancora qualcosa che non è risvegliato. Ciò che non è risvegliato si trova nella vostra coscienza, ed è proprio questo: non siete ancora consapevoli di avere le condizioni per sapere ed essere forti. Essere forti non significa che dovete esercitare la forza gli uni sugli altri. Forte, nel pieno senso della parola, è colui che è in grado di elevarsi senza forzare gli altri. È una regola: chi forza se stesso forzerà anche gli altri; chi eleva se stesso eleverà anche gli altri.

Preghiera segreta

7a lezione del Maestro, tenuta il 12 aprile 1922 a Sofia

 

Il testo bulgaro originale utilizzato per questa traduzione si trova nel libro

Двата пътя Лекции от Учителя на Младежкия окултен клас – година I - 1922, том I

(Le due vie - Lezioni del Maestro per la Classe occulta dei giovani – anno I - 1922, vol. I)

Prima edizione a stampa, Sofia, 1934 (pagg. 71-79).

 

Traduzione a cura di Valentina Gencheva e Michele Antonio Salvemini

per contatti: info.traduzionifraterne@gmail.com

 


[1] In bulgaro la parola videlinà significa albore, luce, chiarore. Nell'Insegnamento questa parola indica la luce spirituale, per distinguerla dalla luce del mondo fisico, che in bulgaro si indica comunemente con la parola svetlinà.

[2] L'aggettivo bulgaro glùpav corrisponde a quello italiano stupido. La lettera iniziale della parola glupav è la g dura, che nell'alfabeto cirillico corrisponde al simbolo Г.

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